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danni cervello cocainaArticolo di Antonio Floriani*

Il primo scoglio nel recupero di un paziente consumatore di cocaina consiste nella sua motivazione. Il paziente che si trova in situazione di abuso o di dipendenza dalla cocaina può presentare diversi gradi di motivazione al trattamento. In molti casi, soprattutto tra i soggetti più giovani o comunque tra chi arriva per la prima volta alla consapevolezza del problema, la volontà di sospendere il consumo corrisponde spesso a una pausa momentanea durante la quale verificare la propria capacità di “poter smettere” ed in cui permettere all’organismo di riprendersi dalle conseguenze dell’abuso.

E’ così che terminata la “sospensione temporanea”, con la nuova ripresa del consumo di cocaina il processo di induzione alla compulsione dell’uso è generalmente più rapido ed ancora meno percepito dal soggetto come tale (fenomeno della tolleranza inversa, clinicamente noto ed attribuito per eccellenza proprio alla cocaina).

Secondo il modello motivazionale degli stadi del cambiamento (Prochaska e Di Clemente) il soggetto cocainomane attraversa tre fasi: precontemplazione, contemplazione, ricaduta; ai fini del recupero, una volta giunta la consapevolezza delle conseguenze del consumo di cocaina e quindi l’ammissione dell’ingestibilità della droga, quando si instaura la volontà di un cambiamento è necessaria una progressione del soggetto alle fasi successive di “determinazione”, “azione” e quindi di “mantenimento”. Non è previsto alcun lieto fine nella storia di un cocainomane se non si percorrono tutte queste tappe e soprattutto se, una volta raggiunto lo stato di astensione, una volta puliti, non ci si attiene a un rigore assoluto rispetto al non-uso, in quanto un qualsiasi ricorso alla sostanza, anche quando considerato aprioristicamente “occasionale”, comporterebbe presto o tardi la ricaduta nell’uso compulsivo.

Le storie dei cocainomani che sono passati attraverso le varie fasi della dipendenza attiva da cocaina, sono tante e diverse, ma accomunate da alcuni punti:

1) l’inizio dell’uso: sempre per gioco, per sperimentazione, per noia, per vincere la timidezza, le proprie paure o per arginare la propria rabbia; 2) l’idea, perdurata a lungo nel soggetto, che non si trattasse di una sostanza da cui si sarebbe diventati dipendenti; 3) la solitudine derivante dall’uso, conseguente la concentrazione del proprio tempo quasi esclusivamente al procacciarsi la droga e ad utilizzarla; 4) importanti “down” accompagnati da forte malessere psicofisico, sensi di colpa, rabbia, sentimenti placabili unicamente con un nuovo utilizzo e quindi l’improbabilità di fermarsi dal farne uso; 5) la perdita della propria dignità per via delle situazioni che gravitano attorno al consumo di droga, dei reati commessi per procurarsela, dei comportamenti messi in atto con familiari, amici e conoscenti; 6) la compromissione, parziale o completa, della fiducia e degli affetti da parte di familiari, amici, del proprio lavoro e dei propri interessi; 7) la perdita di molto denaro e di molto tempo impiegato nell’usare cocaina, valutazione che – da lucidi – comporta generalmente sensi di colpa e alimenta la sfiducia nel futuro.

A differenza dell’eroina, storicamente nota per la sindrome da astinenza che la caratterizza, la sospensione dell’uso di cocaina non determina una sintomatologia clinica eclatante, ma piuttosto una varietà di risposte, diverse da caso a caso (e non solo da persona a persona) che vanno da un semplice nervosismo ed aumentata irritabilità (a volte aggressività), a sindromi ben più complesse e difficilmente trattabili farmacologicamente che interessano l’umore (con alternanza di stati depressivi e di apparente benessere), la sfera dell’ansia (con eventuali attacchi di panico e fobie) fino a fenomeni tipo flashback, stati psicotici dissociativi, allucinatori o deliranti.

Per questo ad oggi non esiste un farmaco sostitutivo (al pari del metadone o di altri oppioidi per la dipendenza da eroina) in grado di controllare i sintomi derivanti dalla sospensione di cocaina. I numerosi tentativi di utilizzo delle molecole in grado di regolare il rilascio dei neurotrasmettitori quali la dopamina e le altre catecolamine (tra l’altro non esenti da rischi di interazione se assunte in associazione con la cocaina) non hanno dato i risultati auspicati nella gestione degli stati sintomatici correlati alla sospensione dell’uso così come nel contribuire a mantenere lo stato di astensione attenuando i sintomi del craving.

Come nel caso ti tutte le droghe, ciò è ancor più vero per la cocaina, lo stato drug-free ovvero di astensione dall’uso dipende innanzitutto da un adeguato grado di motivazione, supportato dalla scelta fatta dal soggetto di raggiungere, per poi mantenere, la completa astensione dall’uso di droghe (e spesso anche di alcol, essendo ben noto il meccanismo per il quale “alcol chiama coca”). In ogni caso, una volta presente la consapevolezza e pertanto la determinazione del soggetto a sospenderne l’uso, è opportuno fornire un sostegno motivazionale (notoriamente il soggetto tossicodipendente va incontro a frequenti “cambi di idee” e quindi a momenti di caduta della propria volontà) ottenibile attraverso un intervento combinato di counselling specifico, supporto psicologico e, quando necessario, di trattamento farmacologico. Di grande supporto nel mantenere la motivazione e quindi lo stato di pulizia, sono i gruppi di auto-aiuto (tra i più noti e diffusi Narcotici Anonimi) il cui confronto con persone che hanno vissuto il problema della dipendenza e la continuità nella partecipazione agli incontri, dà in un elevato numero di casi l’auspicato risultato dell’astensione dall’uso e del recupero ad uno stile di vita sano.


APPROFONDIMENTO COCAINA  Articoli pubblicati in questa sezione:
Cocaina 1: diffusione di una droga subdola dagli effetti devastanti
Cocaina 2: l’illusione del poterne gestire il consumo
Cocaina 3: modalità d’assunzione e conseguenze del consumo
Cocaina 4: trattamenti, recupero e motivazione al cambiamento


* Antonio Floriani è medico psicoterapeuta, criminologo, Direttore del Centro LiberaMente di Genova. Esperto in dipendenze e comportamenti d’abuso, lavora da molti anni, a diversi livelli, nel settore. Per informazioni o per fissare un appuntamento, contattate il Centro LiberaMente ai recapiti che trovate cliccando qui o scrivete all’indirizzo antonio.floriani@centroliberamente.com

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