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Il tema dello stress lavoro-correlato e il rischio di burnout sono di grande attualità anche per via del cambiamento sociale e nel mondo del lavoro in atto da tempo. Alcune professioni sono particolarmente coinvolte come quelle di aiuto e più in generale là dove prevale il concetto di servizio (inteso come l’essere a servizio della collettività). Così, personale sanitario, educatori ed insegnanti, assistenti sociali, forze dell’ordine rappresentano le categorie lavorative maggiormente a rischio (e coinvolte) da tali fenomeni, anche se il fenomeno del mobbing e condizioni contrattuali precarie che rendono il lavoratore particolarmente “ricattabile” fan sì che oggi siano molte le categorie lavorative a rischio di stress lavoro-correlato e quindi di burnout (condizione estrema a cui può giungere il lavoratore sottoposto costantemente a stress, se non si interviene precocemente).

L’articolo che segue pubblicato su La Repubblica a firma del giornalista Massimiliano Salvo con intervista ad Antonio Floriani rappresenta un sintetico spaccato della situazione a cui sono oggi sottoposti gli operatori delle forze dell’ordine dove, sebbene la normativa lo preveda, i termini “stress lavoro-correlato” e “burnout”, risultano tabù in quanto ancora considerati un elemento di stigma per il lavoratore, al pari di “sorveglianza sanitaria” e “visita psicologica” che sono formalmente previsti come sistemi di aiuto per il lavoratore ma che raramente vengono attuati, salvo situazioni estreme ovvero ampiamente degenerate.


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Floriani La Repubblica Stress 13.12.2017

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