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disturbi alimentariDi Grazia Micale*

Nella nostra società assistiamo ad un aumento esponenziale della diffusione e della gravità sintomatica dei Disturbi del Comportamento Alimentare (Anoressia, Bulimia, Obesità e altri disordini alimentari) che assumono la tendenza a un ritiro, ad un rifiuto del legame con l’altro, ad un’esasperazione del controllo o quella di una compulsione al consumo di sensazioni ed esperienze. Non si tratta quindi unicamente di un rifiuto del cibo, del proprio corpo, della propria immagine allo specchio, ma di un fondamentale rifiuto dell’Altro che si traduce nell’azzeramento della portata evocativa della parola e nell’assenza della domanda.

Ben il 5% degli adolescenti italiani, circa 100.000 ragazzi dai 15 ai 18 anni ha un rapporto conflittuale con il cibo. Le più colpite sono le giovani donne con numeri da vera e propria emergenza sociale. A Genova e in tutta la Liguria questo triste primato femminile è ancora più accentuato: il 98% dei casi di anoressia e bulimia interessa le ragazze, contro una percentuale nazionale del 95%.

Vediamo ora di capire meglio che cosa intendiamo quando parliamo di Disturbi del Comportamento Alimentare. Il comportamento alimentare può essere alterato all’interno di molte patologie di natura diversa, dalla semplice influenza alla depressione. In alcuni individui, però, esso appare abnorme in sé e costituisce il sintomo centrale della malattia. Tali casi, nelle classificazioni mediche e psichiatriche più usate a livello internazionale (ICD-X, 1991; DSM-IV-TR,2003), sono classificati come “Disturbi dell’Alimentazione” ed appartengono alla più grande categoria dei disturbi mentali.

L’Anoressia Nervosa (AN) e la Bulimia (BN) sono le due sindromi più importanti, seguite dal Disturbo da Alimentazione Incontrollata. Negli ultimi 20 anni, in seguito al crescere dell’incidenza di questi disturbi e quindi al crescere dell’interesse e delle conoscenze scientifiche in merito ad essi, le loro definizioni sono state ripetutamente modificate.

Per diagnosticare l’Anoressia Nervosa è indispensabile la presenza di tre sintomi: la fobia di aumentare di peso, la perdita di peso e l’amenorrea (sostituita dalla perdita di libido nei maschi). Riporto qui sotto i criteri diagnostici che attualmente figurano nel DSM-IV-TR, che è il Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali più accreditato.

1. Rifiuto di mantenere il peso corporeo al peso minimo normale per l’età e la statura (per es. perdita di peso che porta a mantenere il peso corporeo al di sotto dell’85% rispetto a quanto previsto; oppure incapacità di raggiungere il peso previsto durante il periodo della crescita in altezza, con la conseguenza che il peso rimane al di sotto dell’85% rispetto a quanto previsto.

2. Intensa paura ad acquisire peso o di diventare grassi, anche quando si è sottopeso.

3. Alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo , o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità delle attuali condizioni di sottopeso.

4. Nelle femmine, dopo il menarca, presenza di amenorrea, cioè assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi.

  I criteri diagnostici della Bulimia Nervosa sono:

1. Ricorrenti abbuffate. Un’abbuffata è caratterizzata da entrambi i seguenti comportamenti:

1)      Mangiare in un definitivo periodo di tempo (ad es. 2 ore) una quantità di cibo significativamente maggiore di quello che la maggior parte della gente mangerebbe nello stesso tempo in circostanze simili.

2)      Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (ad es. sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando).

2. Ricorrenti e inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo.

3. Le abbuffate e le condotte compensatorie si verificano entrambe in media almeno due volte a settimana per tre mesi.

4. I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei.

5. L’alterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di Anoressia nervosa.

6. La paura di ingrassare è, quindi, un sintomo comune condiviso dalle due sindromi.

I criteri diagnostici del Disturbo da Alimentazione Incontrollata sono:

A. Episodi ricorrenti di alimentazione incontrollata. Un episodio di alimentazione incontrollata si caratterizza per la presenza di entrambi i seguenti elementi:
1) mangiare in un periodo di tempo (per es. due ore), un quantitativo di cibo chiaramente più abbondante di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe in un periodo simile di tempo in circostanze simili.     
2) sensazione di perdita di controllo nel mangiare durante l’episodio (per es. la sensazione di non riuscire a fermarsi o a controllare che cosa e quanto si stia mangiando).

B. Gli episodi di alimentazione incontrollata sono associati con tre o più dei seguenti sintomi:  
1) mangiare molto più rapidamente del normale
2) mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni

3) mangiare grandi quantitativi di cibo anche se non ci si sente fisicamente affamati
4) mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando                                                            
5) sentirsi disgustato verso se stessi, depresso o molto in colpa dopo le abbuffate        

C. E’ presente un forte disagio riguardo al mangiare incontrollato.                                                                        
D. Il comportamento alimentare incontrollato si manifesta, mediamente, almeno due giorni a settimana in un periodo di sei mesi.

La ricerca sulle cause dell’insorgenza dei Disturbi del Comportamento Alimentare non ha portato a nessuna spiegazione univoca e completamente soddisfacente. Tuttavia sono stati fatti importanti passi avanti nella nostra comprensione di come esse abbiano origine e si sviluppino.

La molteplicità di approcci allo studio dei DCA riflette la varietà di teorie e modelli che attualmente sono più popolari in ambito psicologico e psichiatrico. Molta letteratura supporta il Modello Cognitivo Comportamentale diventato così uno dei modelli di elezione nella comprensione e la cura di questi disturbi.


* Dott.ssa Grazia Micale, Psicologa, Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico. Esperta in Disturbi del Comportamento Alimentare, si occupa della diagnosi e della cura dei  Disturbi Alimentari presso il Centro Liberamente di Genova, utilizzando il modello descritto nell’approccio iniziale di accoglimento e attacco al sintomo. In seguito, una volta che la terapia procede e i pazienti incominciano ad adottare atteggiamenti più funzionali nel loro rapporto col cibo, si approfondiscono le cause e si va a cogliere la sofferenza che ha provocato il sintomo mediante un approccio psicoanalitico.

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